mercoledì 2 gennaio 2008

L'inutile rivoluzione di Mister Chip



NdScimmia: ciao a tutti, passato buone vacanze? ok, questo racconto è stato scritto per Spacewave, un concorso legato ad Arezzowave. Si trattava di scegliere un incipit scritto da un autore famoso e continuarlo. Io ho scelto quello di Lansdale. Il pezzo iniziale del Maestro è la parte in corsivo, il brutto inizia dopo :-)
NdScimmia 2: ho cambiato un po' di link, avete visto? cioè, ne ho aggiunti.
NdScimmia 3: il cane qui sopra esiste davvero. Non è stato rianimato con un rito necromantico. E' proprio nato così. Credo.

Quando uscì dalla porta, la luce del sole si era fatta rossa e stava morendo lentamente dentro la fila di case sull’altro lato della via. Un cane attraversò la strada dimenando la coda. Lui si chinò, gli fece una carezza e pensò. Mi resta ancora una sola cosa da fare.


Non era sicuro, tuttavia, di riuscirci come un tempo. Gli tornava alla mente quello che diceva sempre ai suoi amici – tutta questione di allenamento e pelo sullo stomaco – e adesso l’allenamento non c’era più. In compenso il pelo sullo stomaco era rimasto eccome, nonostante gli strati di buonsenso ed educazione con cui lo aveva camuffato per fin troppi anni.
Prese il cane, tirandolo su di forza con la sinistra e tentando di chiudergli le fauci con la destra.
Il botolo dette in un ringhio, schioccando le mascelle vicinissimo alle dita di lui. Uno spettacolo delizioso di peli infuriati e zanne snudate e frementi, come l’uomo non se ne ricordava da un pezzo.
E lui, un ciccione sudaticcio con i baffi lunghi e le dite così callose in punta da somigliare a funghi, per qualche istante si sentì trasfigurato in qualcosa di vicino a un simbolo. Il simbolo della riscossa, che si staglia contro un sole rosso, con la pancia che balla e un cane che gli si dimena addosso.
“Che cazzo stai facendo?”
“Stai zitto, stupido bastardo!”
Le mani chiusero la loro presa serrando il muso al cane, proprio mentre la bestia stava latrando qualcosa riguardo al suo pedigree. Vaffanculo al pedigree.


Ingoiando adrenalina a ogni boccata d’aria, si mise a correre disperatamente, calcolando tutti i danni che sarebbe stato in grado di provocare nei pochi secondi prima di essere scoperto.


*
Estratto da “Il bracchetto tornerà a volare”, edizioni Krypto, 2031

Storie di cani parlanti, ce ne sono sempre state. Trattati come fenomeni da circo o roba da cartoni animati, poco importa: credo sia sempre esistita, nella razza umana, l’intuizione di un possibile contatto tra le nostre specie. Un’intuizione esorcizzata da buffi personaggi da cartone animato, comunque asserviti al Padrone, accomodanti e consci del proprio ruolo di subordinati.
Dev’essere stato uno shock quando, in quello storico 16 gennaio del 2019, Ugly Sam mandò il suo latrato di uguaglianza.
Anche per noi lo fu. Ugly Sam non assomigliava certo a un leader. Nato senza pelo, con gli occhi totalmente bianchi e spiritati, le zanne piccole e storte, sembrava uscito dai peggiori incubi sui Pet’s Cemetary umani.


Eppure, dal podio da vincitore come Cane Più Brutto del Mondo, ad Ugly Sam bastò una sola frase per cambiare la storia.
Nessuno si aspettava che riuscisse a parlare. Nessuno si aspettava che pronunciasse quelle parole.


Oggi ho fatto un sogno.

*

A dieci anni, Chip poteva ancora permettersi di guardare i cartoni animati e farsi stare antipatici gli accalappiacani.

Del resto, sarebbe stata una bella sfida provare a fare il contrario: di norma, in ogni puntata, erano massicci e scuri come serial killer. Certe volte, addirittura, non si vedevano nemmeno in faccia e li riconoscevi solo dall’uniforme e dal laccio, quasi che la loro esistenza fosse tutta lì, più chiara di un testo sillabato.
Se la ridevano di quelle risate roche che hanno i cattivi di grana grossa, piombavano sui randagi e li infilavano senza troppi complimenti in camion che somigliavano a cellulari della polizia.


A Chip sarebbe piaciuto fare diversi mestieri, in una caotica kermesse che aveva frullato lo Scienziato all’Inventore e poi al Poliziotto. La pancia aveva già assunto una circonferenza critica quando aveva realizzato che l’accalappiacani era l’unica opzione per cui ancora non lo avevano bocciato.
Eppure, qualcosa di lui da bambino doveva essere rimasta, perché all’inizio il suo lavoro gli era sembrato spregevole quanto cavare i denti d’oro ai morti.
Poi c’aveva fatto l’abitudine. Allenamento. Pelo sullo stomaco.

“Ai cani come te, ci spezzavo il collo”, sibilò all’orecchio del botolo.


Non era vero, ma l’uggiolare disperato del suo ostaggio gli riempiva il cuore di una soddisfazione malsana.
Guardò sotto di sé.

Vista dal tetto di casa sua, la strada in cui aveva sempre vissuto appariva stretta e poco familiare. Sotto, iniziavano già ad addensarsi le prime decine di cani accompagnati dai loro umani, col tartufo all’insù e lo sguardo sgomento. Pastori tedeschi poliziotto abbaiarono agli uomini di supporto di formare i primi cordoni per contenere i curiosi, mentre vecchi bulldog di quartiere si bulleggiavano davanti a svenevoli barboncine, commentando con aria di sufficienza ogni mossa fatta dalle forze dell’ordine, lì davanti.

Sul tetto di un condominio di cinque metri, Chip pensava a Paperino. Paperino era stato il suo collega nei turni di lavoro prima della Liberazione. Assomigliava veramente a Paperino, con l’aria cupa e il broncio che somigliava a un becco, e aveva pure la stessa propensione a incazzarsi facilmente e a lavorare il meno possibile.
Quando l’aria era cambiata, si era messo a fare il pedicure per cani. Non se la cavava bene: quei bastardi erano tipi precisi, a cui piaceva il lavoro fatto bene, e Paperino era sempre stato troppo arraffazzone. Quando Chip l’aveva rivisto a distanza di anni, era il doppio più magro, con l’aria esaurita e preso a lamentarsi degli altri umani poco fuori dalla porta del suo negozio, quasi volesse ingraziarsi i suoi nuovi padroni a quattro zampe.


“Lo faccio anche per te, Paperino”, sussurrò Chip.

*

(Da I migliori amici del cane, in onda tutti i giorni su Dogville Station, alle 13.28)


“Alla luce di quello che è successo, crede sia ancora possibile un’integrazione?”
“La ringrazio per la domanda. E’ ovvio che questi episodi sono spiacevoli e non dovrebbero mai accadere. Giudico però affrettata la valutazione dei partiti di destra”
“Alcuni governatori degli Stati meno progressisti minacciano sanzioni gravi nei confronti degli esseri umani”
“Mah… certo, la rabbia ha il suo peso. Però restiamo quadrupedi e sarebbe stupido ignorare i benefici che la convivenza con voi umani ha portato.Quest’intervista non sarebbe mai potuta essere realizzata e trasmessa solo da cani, ad esempio”
“Quindi, tutti perdonati?”
“Certo che no. Sono anni che siamo in mezzo a una rivoluzione culturale di portata enorme. Alcuni di voi non l’hanno ancora accettato: essere stati la specie dominante per millenni non aiuta ad ammettere il fatto che la maggior parte dei ruoli di potere siano oggi occupati da capacissimi cani. Eppure è così e finché non sarà chiaro che godiamo degli stessi privilegi, incidenti come questo saranno all’ordine del giorno”
“Dunque la sua ricetta per gli umani che ancora non hanno capito come stanno le cose è di farsene una ragione?”
“Non lo direi proprio con termini del genere, ma pressappoco il messaggio è questo”
“Crede che questo sia il mondo che Ugly Sam avrebbe voluto?”
“Non so. Certo, i tempi sono molto cambiati e nemmeno lui avrebbe mai immaginato tutte le conseguenze del suo insegnamento”
“Un’ultima domanda: come reagisce alle accuse della destra, secondo cui un suo antenato fu tra i più feroci mastini di Auschwitz?”
“E’ stupido riallacciarsi sempre a questi argomenti. E’ storia vecchia. E in ogni caso, era il periodo in cui comandavano gli uomini. Noi, di sicuro non avevamo libertà di scelta… obbedivamo agli ordini, nient’altro”

*

Quando calarono le tenebre, e davvero non ci volle molto, Chip guardò sotto di sé i riflettori che venivano accesi uno dopo l’altro e che, puntati verso di lui, davano a tutta la scena un macabro e allegro spirito da grand guignol imminente.
“Ti farò a pezzi, piccolo bastardo… ti ammazzerò anche la famiglia”, sibilò all’orecchio del botolo.
Il cane cercò – con molta meno convinzione di prima – di divincolarsi, per poi uggiolare frasi sconnesse a proposito di un’eventuale ricompensa nel caso in cui fosse stato lasciato libero.
A Chip veniva voglia di ridere. Perché lì, in cima a un palazzo squallido e con la vernice a squame sui muri, si sentiva finalmente qualcuno dopo fin troppo tempo.
Magari il senso di tutta la sua caduta, tutto il grigiore in cui era piombato a rotta di collo negli ultimi anni, trovava una giustificazione nell’essere proprio lì, in quel momento.


Poi, un abbaiare disperato dal cordone di cani poliziotti.
“Ragazzo, non fare sciocchezze! Ti stai rovinando la vita!”
“La mia vita è GIA’ rovinata abbastanza, ammasso di pulci schifoso!”
Il sommesso ringhiare che ne seguì gli accese sulle labbra un altro vivace sorriso da pazzo. Un ululato impose di nuovo il silenzio. Poi, la stessa voce di prima, un po’ più tirata e irrigidita.
“Ragazzo, te la puoi cavare ancora. Hai fatto una cazzata, ma non hai ucciso nessuno. Al massimo ti potranno accusare di sequestro di persona ma, se te la giochi bene, non starai in gabbia nemmeno per un anno”
“Dagli retta”, mormorò disperato il botolo che aveva tra le mani.
Chip risucchiò il fiato. Poi esplose in una risata grassa e compiaciuta, con la bocca che era un cerchio nero disegnato su un faccione sempre più rosso. La pancia gli ballò più del solito, scossa da piccole onde di ilarità. Se non fossero state impegnate a tenere fermo il suo ostaggio, le mani avrebbero dovuto, da copione, essere battute contro quella pancia, come nei vecchi cartoni con i cattivi che sghignazzano in un modo plateale. I cattivi, gli accalappiacani.

Pensò a qualcosa da dire come ultima frase.
Qualcosa particolarmente zen, che esprimesse il suo stato d'animo.

"VORREI PISCIARVI A TUTTI NELLA FACCIA!", urlò, buttandosi di sotto insieme al suo piangente ostaggio.

*

A tarda sera, i cani guardavano ancora i corpi spiaccicati sul selciato.


Bisognerebbe metterlo a loro, il guinzaglio.
Gli dai un dito e si prendono la zampa.
E se un giorno fossero stufi e decidessero di farcela pagare?
Siamo troppo diversi, non possiamo convivere.
Mia nonna esisteva quando ancora non c’erano gli umani, e dice che al tempo le cucce non avevano bisogno di porte.
Siamo terribilmente affranti.
Però non è il caso di trascendere.
Ugly Sam era un coglione.


… i cani e gli umani si guardarono in tralice per tutta una notte, e per molte notti a seguire, da allora.

7 commenti:

Eraserhead ha detto...

Da adesso in poi guarderò il mio cane in maniera diversa....

Grazie per avermi linkato, ricambio immediatamente il favore.

Vittorio Del Ponte ha detto...

Grazie della visita al blog e degli auguri per la fanza! Ti andrebbe di scambiarci i links?

Jack the Monkey ha detto...

volentieri! vi ho linkati!

Vittorio Del Ponte ha detto...

Grazie! Anche tu sei stato linkato!

Spiridion ha detto...

Bellissimo!!!!!!!!!

JPMadWorks ha detto...

Madonna che mmerda di cane!

cooksappe ha detto...

capppisco